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LA CIRCONVALLAZIONE E IL NUOVO PONTE SUL FIUME CEDRINO

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Qualche settimana fa il consiglio comunale di Orosei, all’unanimità, ha approvato il progetto preliminare della circonvallazione nord-sud destinata a collegare la SS 129 alla SS 125, con un nuovo ponte sul fiume Cedrino e il piano parcellizzato di esproprio.

Alla seduta è stato invitato il Comitato Arbolotta, costituito dai proprietari dei terreni su cui si svilupperà il tracciato, ai quali è stato notificato l’avvio del procedimento di esproprio.
Il tracciato della nuova arteria è destinato a incidere gravemente su un’intera vallata, di straordinario valore ambientale e di grandi potenzialità produttive.
Secondo i progettisti del R.T.P. Soc. mandataria NET Enginering s.p.a., e U.TE.CO. soc. coop.e r.l. (mandante) e ing. Monagheddu (mandante), di Monselice (PD), tra i potenziali tracciati presi in esame, quello adottato, pur presentando significativi rischi idrogeologici in relazione alla conformazione del territorio, è quello che presenta il rischio idraulico minore, ma soprattutto, secondo i progettisti, è l’unico compatibile con le risorse disponibili.

Il dibattito, all’interno del Consiglio, nonostante la rilevanza dell’opera, il cospicuo impegno finanziario e le contestazioni del Comitato dei proprietari in procinto di essere espropriati, è stato quasi nullo: l’unico intervento di dissenso è stato quello del consigliere Loi il quale ha censurato “la volontà di realizzare un ponte in una piana fertile e bellissima” e ha ricordato che l’amministrazione precedente aveva previsto, in alternativa all’attuale progetto, “un allargamento della strada vicinale di “Ervore” e un ampliamento del ponte già esistente”.
Nonostante abbia dichiarato di non condividere l’ubicazione indicata in progetto, ha, tuttavia, votato per la sua approvazione.

L’importo complessivo del progetto, così come approvato dal Comitato Tecnico Regionale della RAS, Assessorato LL.PP. in data 22/05/2012, è di € 21,350.000,00.
Tuttavia, poiché la somma effettivamente disponibile è di € 15.000.000,00, nel progetto preliminare è prevista la realizzazione del solo primo lotto funzionale, con una riduzione delle spese relative ad alcune parti dell’opera come lo spessore del manto bituminoso e persino delle vernici del ponte.
Il Sindaco, concludendo il dibattito, ha dichiarato che “l’unica alternativa alla scelta progettuale di ubicazione dell’intervento sarebbe la perdita del finanziamento di 15 milioni.” .

Delineato il quadro, per così dire, progettuale-istituzionale, a completamento, occorre ricordare che il finanziamento dell’opera è frutto della rimodulazione della spesa prevista per la costruzione del porto turistico; la costruzione della strada di circonvallazione non è stata, pertanto, compiuta all’origine dello stanziamento come scelta prioritaria ma come una opzione di ripiego e, per usare le parole del sindaco, “per non perdere il finanziamento”.

Ciò che colpisce nel lunghissimo iter progettuale è la improvvisa accelerazione dell’ultimo anno con alcuni passaggi in cui traspare la volontà di sgombrare il campo da paventate contestazioni e di mettere tutti di fronte al fatto compiuto, pur nell’apparente rispetto formale delle procedure previste dalle norme.

Non altrimenti si può spiegare la scelta di pubblicare, secondo obbligo di legge, l’avviso di avvio del procedimento diretto all’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio, nel quotidiano nazionale “Italia Oggi” e nella edizione asseritamente regionale del quotidiano “Corriere dello Sport”, che, presumibilmente, non hanno un bacino di lettori di massa, principalmente in Sardegna, e, forse, solo qualche isolato estimatore all’interno dell’amministrazione comunale.

Dall’albo pretorio l’avviso è sparito dopo qualche giorno così come è stato rimosso dal sito internet del comune.
Soltanto col “passa parola” i proprietari sono venuti a conoscenza di quanto si cucinava nelle segrete stanze del comune e a ridosso della scadenza della facoltà di sollevare eccezioni e proporre opposizione.
Al di là di un parlottio sincopato, in assenza di un vero dibattito e di una informazione tempestiva e corretta i proprietari si sono visti costretti a costituirsi in Comitato e hanno fatto una serie di osservazioni procedurali e di merito e proposte alternative.

Il tracciato previsto in progetto si sviluppa tutto all’interno di una vallata di eccezionale fertilità e di straordinario pregio ambientale. Non casualmente tutta la zona è inserita nel Sito di Interesse Comunitario (area SIC - Direttiva Comunitaria 92/43 CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e della flora e della fauna ai fini della salvaguardia della biodiversità).
Tutta l’area è anche intensamente coltivata, da molte generazioni, con colture specializzate e molte famiglie hanno nel sito il proprio orto familiare, tramandato nelle discendenze parentali, da cui ricavano provviste di frutta e verdura di qualità per tutto l’anno e nei quali gli anziani occupano utilmente il proprio tempo mantenendo vivo l’interesse alla vita e che certo non sarebbero ripagati da una indennità, per altro miserabile: € 0,49 per metro.


I terreni della vallata sono di natura alluvionale, formatisi nel corso di molte diecine di migliaia di anni e come lascito riparatore alle periodiche furie devastatrici delle acque: l’ultima il 18 novembre 2013.

Tutto questo rischia di andare distrutto per un’opera di dubbia utilità.
Gli assunti portati a sostegno del progetto si fondano, si fa per dire, sull’esigenza di dirottare fuori dal paese il traffico dei mezzi pesanti provenienti dalle cave e, in estate, del traffico turistico, di eliminare la strozzatura del ponte storico, sulla necessità di non perdere i finanziamenti e sulla impossibilità, ormai, di ritornare indietro.

Non uno di questi argomenti regge a un esame oggettivo e disinteressato.

Per quanto attiene al traffico pesante, da e per le cave, dopo il finanziamento e l’appalto (13 febbraio scorso) della tangenziale ovest dalla località Zanzi al Rimedio, il problema più impellente è in via di risoluzione. Il traffico degli autoarticolati con il loro carico di blocchi di marmo si dirige, in larghissima prevalenza, verso i porti del nord dell’Isola e, quello residuo, verso i centri urbani regionali e tutti hanno l’esigenza di raggiungere, per la via più breve, la SS 131, abbandonando il vecchio percorso della Orientale sarda.

Per quanto, invece, attiene all’incremento del traffico turistico, per poche settimane durante l’estate, pare eccessivo pensare di costruire una nuova strada, con un nuovo ponte ( dal costo esorbitante) devastare un’intera vallata, consumare territorio, pregiudicare l’integrità di un’oasi ambientale di valore inestimabile, incrementare il rischio idrogeologico di un territorio già fragilissimo (come ammesso dagli stessi progettisti e come sperimentato dalle periodiche alluvioni, neanche tanto remote), dal costo a lungo termine ancora più pesante, a fronte di nessun reale beneficio per il paese e per tutta la bassa Baronia.

Il problema, ammesso che esista, si può risolvere con un piano del traffico intelligente e a basso impatto ambientale: un’area di parcheggio fuori del paese e un servizio di navetta ( ad es. con i simpatici trenini) e percorsi ciclabili verso le località balneari; soluzione, questa, capace di creare anche posti di lavoro non fittizi.

Il turismo si mantiene e si incrementa con la bellezza del territorio, la vivibilità del suo ambiente e tante altre cose; non con strade superflue e gettate di cemento indiscriminate.
Per eliminare la presunta strozzatura del vecchio ponte, è stato sostenuto, e pare, in tale contesto, la soluzione più ragionevole che, in alternativa, sia più accettabile la costruzione meno dispendiosa e meno devastante di un nuovo ponte, a lato di quello esistente.

Quanto, poi, all’argomento legato alla preoccupazione di non perdere l’ingente finanziamento, esso pare il meno fondato di tutti.
Già al momento in cui si pensava di costruire un porto turistico, verificatane la non realizzabilità, vi è stata una rimodulazione dello stanziamento, dirottato successivamente verso il progetto in discussione.
Nulla toglie la possibilità di formulare una richiesta di una nuova rimodulazione, a patto di presentare un progetto ragionevole, di largo respiro, che parta dalla salvaguardia dell’ambiente, ricchezza permanente, di oggi e di domani.

Il recente convegno del 31 maggio scorso, a Cagliari, con la partecipazione, tra gli altri, del presidente della Regione, segna una tappa importanza nel percorso di ripensamento delle politiche di salvaguardia del territorio e una inversione di tendenza rispetto al consumo dissennato del suolo, risorsa non inesauribile, con la perdita di un immenso patrimonio di biodiversità, di superficie agricola, di paesaggio oltre all’effetto moltiplicatore di catastrofi naturali.

In quella occasione il presidente della Regione Pigliaru, ha ricordato che la recente alluvione ha causato danni stimati in 650 milioni di euro.

La conclusione ovvia è che le opere in contrasto con la naturale vocazione del territorio o non necessarie o semplicemente inutili non solo sprecano risorse preziose nel presente ma sono foriere di danni ingenti nel futuro.

Premesso che nessuno auspica la perdita del finanziamento, il Comitato sostiene che vi è un altro modo possibile di utilizzare le ingenti risorse, a beneficio di tutta al comunità di Orosei e dell’intero territorio.
In via preliminare occorre sfatare il mito che la costruzione della strada e del nuovo ponte si traducano in un arricchimento per il paese: in nessuna fase, dalla progettazione alle imprese esecutrici dell’opera, dalla fornitura dei materiali ai supporti logistici, saranno coinvolte le intelligenze, le capacità professionali e imprenditoriali e le risorse del territorio. Al massimo concederà, per un tempo limitato, una marginale occupazione di manovalanza, senza ulteriore beneficio a fronte di una perdita definitiva di un territorio che ha dato da tempo immemorabile, che dà e darà per il futuro occasione di occupazione qualificata nella produzione di frutta, di verdura, di risorse alimentari di qualità, di cibo in generale, per sé stessi, per il paese, per i turisti, per il territorio.
Il Comitato ha fatto una serie di proposte alternative, di facile praticabilità, suscettibili di valorizzare le risorse locali e di creare occupazione permanente e di non perdere, nel contempo, la dotazione finanziaria assegnata.

In primo luogo il risanamento del fiume, oggi una cloaca a cielo aperto, per restituire qualità alle acque, con la costruzione di un nuovo depuratore efficiente; il dragaggio di un tratto dell'alveo fino al comune di Galtellì, per renderlo percorribile con imbarcazioni a basso pescaggio; la realizzazione di un percorso pedonale e ciclabile, con punti di ristoro e aree ludico-sportive nella vallata a fini turistici per valorizzare i prodotti della zona e l’incremento occupazionale e guide turistico-ambientali.

A fondamento della scelta degli amministratori sta il falso presupposto che la tutela dell’ambiente non crei ricchezza: la verità è che una strada, a maggior ragione quando essa sia inutile o di dubbia utilità, crea ricchezza solo per pochi.

Come detto, non lascerà tracce nel comune di Orosei: non valorizzerà l’imprenditoria locale, non creerà occupazione, se non marginale e pochi mesi; distruggerà, al contrario, posti di lavoro esistenti, cancellerà aziende di allevatori e coltivatori, lascerà reliquati inutilizzabili e deprezzati, e restringerà la base produttiva del paese, secondo una tendenza ormai pluridecennale e incrementerà la speculazione sugli scampoli di terreno agrario.

Orosei, in questo modo sta distruggendo il proprio futuro.
Il turismo non si muove per una strada ma per la bellezza della natura, per la ricchezza delle risorse alimentari, per la fruibilità dei suoi spazi.
Si stanno buttando via gioielli per accumulare detriti!

Le aree naturali protette, in Italia, generano un giro d’affari di 2 miliardi di euro all’anno e un fatturato pari a 9 miliardi di euro, con un’occupazione di 86 mila posti di lavoro (4 mila diretti,17mila per servizi, 65 mila per turismo, agricoltura, artigianato, commercio), con 2.450 centri visita, strutture culturali e circa 34 milioni in media di visitatori ogni anno.

Questa è la vera ricchezza!

L’auspicio è che lo capiscano anche gli attuali amministratori di Orosei e si allerti la vigile attenzione di tutta la comunità del paese e dell’intero territorio.